Mio cugggino è bravo con il computer, quindi è lui che mi gestisce il Digital Marketing.
OVVERO IL PROFESSIONISMO VS L’AMATORIALITÀ
Come da titolo.
Quante volte, cari freelance o colleghi d’agenzia, avete dovuto raccogliere le braccia con conseguente sbuffo che tradisce la recidività di tale affermazione, a seguito di una risposta del genere?
Purtroppo la predominanza dei cugggini di tutto il mondo sembra aver conquistato una vasta fetta del mercato digital, tanto da chiedersi se essi abbiano formato un collettivo sostenibile che stia sbaragliando il settore del marketing. La società dei cugggini -a volte partner del network dei nipoti o dell’agenzia dei figli del migliore amico- ha improntato un modello di business accattivante verso cui gli imprenditori si sentono attratti, persuasi da dubbie abilità informatiche e da un’anagrafica immediatamente assimilabile alla natività digitale, caratteristiche che poi non puoi nemmeno contestare.
Sono gggiovani questi cugggini, hanno 10k di followers su Instagram, ed editano immagini con lo strumento di modifica presente su tutti gli smartphone. Hanno praticamente tutto ciò che serve per raggiungere gli obiettivi SMART del cli(par)ente e per gestire campagne di lunga durata multi-piattaforma e cross-device.
L’altro giorno, nel nostro ufficio, abbiamo spostato la workstation perpendicolarmente all’ingresso per ricevere più luce e per rendere più geometrico lo spazio agli occhi dei clienti che ci vengono a trovare. Ah, abbiamo anche comprato una serie di organizer che, stimiamo, dovrebbero aumentare la nostra produttività di 2-3 punti percentuali ogni anno. Dati gli ottimi risultati, abbiamo deciso di abbandonare la carriera nel Digital Marketing (ormai di completo appannaggio dei Cugggini S.R.L.) per sfondare nell’arredamento d’interni. Siamo gggiovani, abbiamo buon gusto, e abbiamo un account Amazon Prime. Nulla da invidiare alle grandi imprese della Milano Bene o a FoxNahem (interior designer, tra gli altri, di Jackie Kennedy). Quindi niente, se volete disporre le vostre lussuose stanze secondo uno stile ricercato, contattate pure Orange Design (sì stiamo pensando di cambiare nome a questo punto).
La questione su cui vogliamo riflettere non è tanto da indirizzare su queste figure che per sport fanno ciò che noi facciamo con l’arredamento del nostro ufficio, quanto sull’anacronistica scelta di destinare all’aspetto Digital un ruolo di marginale importanza da gestire con svago e a tempo perso, mentre una parte di quel budget sudato e raccolto con tanti sacrifici viene buttato investito magari su cartellonistica amatoriale (grafici, siete qui?) o in spot di 20 secondi sul canale televisivo a copertura locale (scriptwriter fatevi sentire) che finiscono nella compilation “Trash italiano pt 24”, in accordi presi con Mio Zio Enterprise.
Nota che forse avremmo dovuto citare prima: se siete grandi agenzie, o se siete assunti dal reparto marketing italiano di Coca Cola, prestate solidarietà in ricordo della vostra gavetta, considerando che il tempo passa, l’educazione digitale cresce, ma certe abitudini e mentalità non cambiano mai.
1 comment
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Giugno 16, 2020 at 2:49 pmHi, this is a comment.
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